MINERALI IN ITALIA – Località mineralogiche d’Italia

Località mineralogiche d’Italia

VALLE D’AOSTA

VAL D’AYAS

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PIRITE

Nella media Val d’Ayas sono ubicati due gruppi di miniere aurifere abbandonate, di cui le più settentrionali sì trovano presso Brusson, le più meridionali presso Challant Saint-Anselme. La Val d’Ayas è scavata in una formazione chiamata “dei calcescisti con pietre verdi”, che qui poggia sopra gli gneiss del Monte Rosa. Il minerale più diffuso è il quarzo, che ancora si può trovare in gruppi di discreti cristalli trasparenti, con forme prismatiche molto slanciate. Assai comune è la pirite in noduli giallo ottone oppure in piccoli cristalli per lo più cubici; meno frequentemente si osservano pirrotina e calcopirite. Rarissimo è ora da ritenersi l’oro nativo. .

GHIACCIAIO DEL MIAGE

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QUARZO CON INCLUSIONI

Posto sul versante italiano del Monte Bianco, il ghiacciaio del Miage è una delle aree mineralogiche alpine più interessanti: si raggiunge facilmente da Courmayeur percorrendo la Val Veny. La ricerca si effettua nei massi che ricoprono il ghiacciaio, formando la morena superficiale. La natura delle rocce è variabile: ai frammenti di una roccia intrusiva simile al granito, detta “protogino”, si associano gneiss, micascisti e anfiboliti. II quarzo è il minerale più frequente, poiché si trova nelle vene di gneiss e nel protogino, oppure in cavità delle anfiboliti associato a clorite. I cristalli possono raggiungere anche diversi centimetri di lunghezza, hanno abito prismatico piramidale e sono generalmente limpidi e incolori. Associate al quarzo si rinvengono spesso adularia e albite. Altri minerali piuttosto diffusi sono l’epidoto, la pirite, l’anatasio, e la titanite.

PRABORNA

PIEMONTITE

L’abitato di Saint-Marcel si trova circa 10 chilometri a valle di Aosta, sulla sponda destra della Dora Baltea. Si risale il vallone di Saint-Marcel, prima in auto e poi a piedi, fino alla conca di Praborna. La mineralizzazione manganesifera è formata da grosse lenti e vene di colore bruno-violaceo oppure nero intercalate entro gneiss minuti più o meno micacei, spesso granatiferi. La ricerca, oltre che nelle discariche, può essere condotta all’affioramento, cioè negli scavi presso la galleria superiore. La miniera era stata aperta per estrarre la braunite (silicato di manganese), ormai rara. II silicato più comune è ora la piemontite. La spessartina è diffusa in vene o masserelle granulari; è stata trovata anche l’uvarovite e la glaucofane.

Nelle miniere manganesifere sono presenti individui prismatici di manganesite

La covellite è abbastanza diffusa a Gressoney-la-Trinité, in Val ‘Aosta.

L’arsenopirite, associata a quarzo aurifero, è stata segnalata in bei cristalli nella zona del Monte Rosa, dove un tempo esistevano numerose miniere per l’estrazione dell’oro.

La kämmererite è frequente nelle rocce di alcune località della valle d’Aosta. .

PIEMONTE

PIAN DELLA MUSSA

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GROSSULARIA

È posto alla testata della Val d’Ala, una della valli di Lanzo. Le località mineralogiche più facilmente accessibili sono rappresentate da due rupi: il Roc Neir a sud e la Testa Ciarva a nord. La valle è scavata quasi per intero nella formazione geologica detta dei “calcescisti da pietre verdi”, rappresentata soprattutto da serpentine, prasiniti e anfiboliti. Nel giacimento della Testa Ciarva il minerale più abbondante è il granato grossularia della varietà essonite. Un altro minerale caratteristico è il diopside, che si rinviene in masse di individui allungati e striati, di colore verde-giallo pallido (varietà mussite). In discreta quantità si rinviene la vesuviana e il clinocloro. Nel giacimento del Roc Neir si rinvengono noduli neri di magnetite, vene e geodi di clorite e litoclasi tappezzate da cristallini di una varietà gialla di granato andradite, detta topazolite. .

MINIERE DI BROSSO E TRAVERSELLA

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MAGNETITE

Si trovano nell’Alto Canavese (Val Chiusella), a pochi chilometri da Ivrea. Geologicamente la zona è caratterizzata da una massa centrale costituita dalla diorite, roccia grigia granulare simile al granito, attorniata da un’aureola di contatto a silicati e minerali metallici.

Il minerale più comune a Brosso e Borgofranco presso Ivrea, è la magnetite, spesso mescolata con pirite. Buoni cristalli di quest’ultima sono spesso rinvenibili nei blocchi ad ematite. Sono presenti anche masse compatte di siderite con intrusioni di bismutinite e quarzo, abbastanza diffusa è la bournonite. È stata rinvenuta anche la jamesonite e la pistacite.

A Traversella, una delle località più classiche per gli studi mineralogici, si rinvengono la dolomite, la clorite, la magnetite, la scheelite, il quarzo ametista, la molibdenite, la hedenbergite, rare pistaciti e diversi silicati.

BAVENO

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STILBITE

Si trova sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, sovrastata dal Monte Camoscio dal quale si estrae il famoso granito rosa. I minerali si trovano nelle cavità che si aprono in alcune concentrazioni pegmatitiche di forma irregolare. Varie cave sfruttano il granito di Baveno e costituiscono, insieme alle relative discariche, comprese quelle abbandonate, le zone più interessanti per la ricerca. Numerosi sono i minerali rinvenibili: tra questi i più diffusi sono la stilbite, la bavenite, minerale di berillio, il quarzo (morione) in cristalli prismatici per lo più opachi, e l’ortoclasio, in cristalli prismatici rosati o bianchi spesso rivestiti da creste di albite. Piuttosto frequenti sono anche molibdenite, ematite, zinnwaldite, babingtonite, l’epidoto, axinite, laumontite, calcite, prehnite, e fluorite. .

CANDOGLIA

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PIROMORFITE

Le cave di marmo di Candoglia, nella bassa Val d’Ossola, presso Ornavasso, sono impostate su una lente verticale di calcare cristallino interclusa tra gneiss biotitici. Le anfiboliti deturpano la rosea bellezza del marmo e le porzioni che le contengono vengono naturalmente scartate dai cavatori e gettate in discarica; qui sarà conveniente andare a cercarle perché le anfiboliti e il loro orlo, oltre a contenere aggregati di ialofane, sono la sede di due rarissimi minerali, la taramellite e la celsiana. Tuttavia, il minerale più diffuso entro i marmi meno puri è la pirite , seguita da calcopirite e pirrotina, nelle zone scure a silicati, e da lamine micacee brune di flogopite. Anche i minerali di bario sono ben rappresentati.

Ad Orcesco, in Val Vigezzo, una delle sette valli che si diramano dalla Val d’Ossola, è stata rinvenuta la vigezzite sotto forma di minuti cristallini bruno-rossastri; l’epsomite è stata segnalata in Valle Antrona, che è attraversata dal torrente Ovesca.

Magnifici cristalli di anatasio si trovano in Ossola presso la Punta d’Arbola (Ofenhorn).

Splendidi campioni cristallizzati di cosalite furono trovati nella miniera aurifera dell’Alfenza, presso Crodo in Val d’Ossola.

Trattandosi di una specie diffusa, la piromorfite è nota in molte località italiane, tra cui il Monte Falò e l’Alpe Pirio, in comune di Gignese, presso Stresa (Verbania), dove è stata rinvenuta in bei cristallini allungati di colore verde intenso.

La betafite fu trovata nella pegmatite di Cosasca presso Domodossola (Verbania); qualche buon esemplare di anatasio è stato osservato in Val Formazza, a Beura presso Domodossola, nelle cave di gneiss, associato a brookite. La jordanite è stata rinvenuta presso il rifugio Città di Busto al Piano dei Camosci in Val Formazza.

La sillimanite è presente nelle pegmatiti, in lunghi cristalli di colore grigi-verdognolo, nel Vallone del Nibbio, presso Mergozzo (Verbania). e in altre località vicine.

Rari cristalli di andalusite sono stati rinvenuti in pegmatiti presso Isolella, una frazione di Borgosesia, in provincia di Vercelli.

Al Monte Cruvino in Val di Susa e presso Usseglio in Valle di Viù è presente la rammelsbergite e la skutterudite.

La cordierite, in piccoli granuli di colore prevalentemente verdastro, è relativamente diffusa in Valsesia (Vercelli).

La Valle Germanasca, un tempo nota come Val San Martino, è una valle alpina collocata nella città metropolitana di Torino, diramazione della val Chisone. Nella miniera grafitica dei Cerisieri è stato osservato come rarità l’armotomo.

La kämmererite è frequente nella cherzolite (roccia peridotitica olivinico-pirossenica) di Locana, situata in Valle Orco.

La lawsonite compare nelle rocce diabasiche metamorfosate delle valli piemontesi del Chisone, del Maira e del Grana.

LIGURIA

MONTE GAZZO

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BRUCITE

Si tratta di un giacimento piritoso-cuprifero nei pressi di Sestri Ponente, nella valle del torrente Chiaravagna. La miniera, ora abbandonata, è aperta nelle serpentine: ricche di magnesio del Gruppo di Voltri, derivate da alterazione profonda di intrusioni peridotitiche e attraversate da vene ricche di brucite compatta e da concentrazioni di pirite e calcopirite. I minerali più diffusi nella zona sono, oltre alla brucite, presente in masse talcose grigio-azzurrastre, l’idromagnesite, l’aragonite, il crisotilo (varietà di serpentino), la malachite, l’azzurrite, il dioptasio ecc. .

VAL GRAVEGLIA

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LIMONITE

Situata nell’entroterra di Chiavari, la Val Graveglia accoglie i più importanti giacimenti manganesiferi italiani, sfruttati fino a tempi recenti. Le miniere Gambatesa, presso Reppia, e Molinello, presso Piandifieno, sono le più importanti. La ricerca si effettua sia tra il materiale estratto dalle gallerie, sia nelle discariche e nei vari cantieri di lavoro. 

La complessa geologia della zona ha favorito la formazione di circa un centinaio di specie mineralogiche diverse, ma il minerale più comune è la braunite, spesso accompagnata da pirolusite, psilomelano, manganite e hausmannite. Anche il quarzo e la calcite sono frequenti.

A Gambatesa sono presenti masse di limonite, mentre presso la miniera Molinello, in località Ponte di Lagoscuro, si rinvengono cristalli di albite, prehnite ed l’epidoto.

Nel giacimento di rame di Casarza Ligure (Genova) è stata rinvenuta la thomsonite.

La brookite fu trovata nell’Appennino ligure.

LIBIOLA

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CUPRITE

Si tratta di una miniera abbandonata di rame situata nella valle del torrente Gromolo, presso Sestri Levante. La grande estensione delle sue discariche consente di rinvenire ugualmente campioni discreti. La mineralizzazione cuprifera di Libiola è legata alla presenza di rocce ofiolitiche (gabbri e diabasi) e si trova generalmente al contatto tra queste rocce e altre di tipo serpentinoso. I minerali più comuni sono, oltre ad ammassi compatti o granulari di pirite e calcopirite, la malachite, la limonite, la crisocolla e la cuprite (talvolta associata a rame nativo). È possibile rinvenire anche bornite, diallagio, nefrite e, più raramente, argento nativo..

LOMBARDIA

CUASSO AL MONTE

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FLUORITE

Le colline nei dintorni di Porto Ceresio (Varese) sono costituite da una roccia rossastra di origine magmatica, ben evidenziata in alcuni punti dalla presenza di cave. E sono proprio le cave, ubicate tra gli abitati di Cuasso al Piano, Cavagnano e Cuasso al Monte, che richiamano collezionisti e studiosi di mineralogia. La roccia è formata dal cosiddetto porfido quarzifero (“granofiro”), qui caratterizzato dalla frequente presenza di sacche pegmatitiche di filoni idrotermali a quarzo, solfuri, barite e fluorite, ma soprattutto da numerosissimi e piccoli geodi tappezzati da minerali sempre ben cristallizzati, i più comuni dei quali sono il quarzo e l’ortoclasio. Una specie non proprio rarissima è la molibdenite, reperibile principalmente nelle concentrazioni di quarzo compatto bianco presenti talvolta nella massa del granofiro; in forma compatta e colore verde chiaro è nota la pirofillite, mentre eccezionali sono i ritrovamenti di millimetrici cristalli limpidi e incolori di topazio. A suo tempo è stata rinvenuta anche la zinnwaldite. .

PREALPI BERGAMASCHE

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SFALERITE

L’area d’interesse minerario fa parte del cosiddetto “distretto piombo-zincifero di Gorno”, dal nome dell’omonimo paese della Val Seriana. Le miniere più note, oggi inattive, si trovano nei pressi di Dossena, in Val Vedra e in Val Parina (Oltre il Colle), nella Valle del Riso (Gorno, Oneta) e al Monte Trevasco (Parre). Le mineralizzazioni sono localizzate entro un ben delimitato orizzonte geologico, costituito da calcari grigiastri stratificati e disposto fra strati di dolomia biancastra e di calcari marnosi e bituminosi. Le ricerche vanno compiute nelle discariche e negli scavi a cielo aperto, evitando gallerie e pozzi. Sono frequenti i minerali ossidati di zinco (smithsonite, emimorfite, idrozincite) e, tra i solfuri, la sfalerite, spesso associata a greenockite e galena. Un po’ ovunque abbonda la calcite , mentre la fluorite è reperibile soprattutto nella miniera di Paglio Pignolino.

In Val Brembana è stata rinvenuta la piromorfite sotto forma di incrostazioni cristalline anche estese e di colore giallo-verde. .

VAL MALENCO

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SPINELLO

La Val Malenco, in provincia di Sondrio, annovera una settantina di località di interesse mineralogico. Nelle rocce serpentinose e nei frammenti di granatiti del grande dosso chiamato Rocca di Castellaccio si rinvengono concrezioni di idromagnesite, cristalli di aragonite, calcite spatica bianca, incrostazioni o eleganti ciuffi di artinite; è stata trovata anche l’uvarovite e le prehnite . Nelle pegmatiti della Val Sissone si trovano l’almandino, la tormalina, la titanite, lo spinello, l’epidoto, il granato nella varietà grossularia e rari minerali di pistacite. Al Pizzo delle Tre Mogge si possono rinvenire masserelle compatte di serpentino nobile e belle cristallizzazioni di vesuviana.

La Val Lanterna, infine, è celebre per i ritrovamenti effettuati in passato di bellissimi campioni di granato demantoide. All’Alpe Groppera, presso Madesimo (Sondrio), in forma compatta è nota la pirofillite.

La kämmererite è frequente nelle serpentine di Franscia in Val Malenco.

Nelle quarziti di Villa di Chiavenna (Sondrio) e in varie rocce metamorfiche nella zona bresciana dell’Adamello, si possono trovare buoni cristalli bruno-rossastri di andalusite.

La cordierite, in piccoli granuli di colore prevalentemente verdastro, è relativamente diffusa in Val Codera (Sondrio).Begli individui di arsenopirite sono presenti nelle pegmatiti di Piona (Lecco).

La pirargite si rinviene ancora nelle miniere abbandonate del Faidallo, in Valsassina (Lecco), e di Piodé (Varese).

Belle cristalizzazioni di stilbite, di cordierite e di wollastonite sono state trovate nella tonalite dell’Adamello (Brescia).

All’Alpe Agueglio (Como) si rinviene in cristallini prismatici piccoli e tozzi la manganite, con la classica striatura verticale.

Negli scisti del Monte Legnone (Como) è stata rinvenuta anche la staurolite.

Esemplari di interesse collezionistico di clinoenstatite sono stati scoperti alla Piatta Grande presso Sondalo in Valtellina, dove è presente anche la sillimanite, brookite , l’anatasio e la bronzite. –

TRENTINO ALTO ADIGE

VALSUGANA

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ARGENTO

Tra Pergine Valsugana e Borgo Valsugana si estende una vasta area ricca di giacimenti metalliferi sfruttati, in passato, per il piombo, il rame e l’argento. Le principali concentrazioni di minerali utili, tuttavia, sono ubicate tra la Valle di Piné e Roncegno, zona che include anche la valle del torrente Fersina e i monti sovrastanti i paesi di Pergine e Levico Terme. 

I filoni mineralizzati, costituiti in prevalenza da solfuri di vari metalli in ganga di fluorite, barite e quarzo, sono incassati entro le preesistenti filladi o nelle porfiriti. Nella discarica principale della miniera di Cinquevalli (5 chilometri a ovest di Roncegno) è abbondante la sfalerite (varietà marmatite) in piccoli strati o masse, ma anche in cristallini accompagnati da quarzo in piccoli individui; è presente anche la rammelsbergite.

Un altro solfuro abbastanza frequente è la galena. Meno abbondanti la wolframite, la calcopirite e la piromorfite. Nelle discariche della miniera di Vignola (non lontano da Pergine), oltre a sfalerite, galena, quarzo, fluorite, limonite e malachite, si possono rinvenire piccoli campioni di eritrite e di adamite. .

CORVARA

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 SMITHSONITE

L’abitato di Corvara si trova a nord di Bolzano, nella Valle Sarentina, tra la Valle dell’Adige e la Valle dell’Isarco; la miniera di Corvara, sfruttata dapprima per piombo e argento e ora coltivata per la fluorite, è ubicata quasi sul fondovalle del torrente Talverà. Le mineralizzazioni della Valle Sarentina si trovano in una fascia ad andamento est-ovest di filladi quarzifere di probabile età paleozoica. Oltre alla fluorite, presente in bei cristalli cubici generalmente incolori (ma se ne trovano anche di colorati in vede), si rinvengono anche galena, sfalerite, pirite, ankerite, smithsonite, idrozincite e cerussite. Più rare la calcopirite, la boulangerite, il quarzo, la calcite e la wulfenite.

Tracce di jamesonite sono state osservate nelle miniere abbandonate di Cinquevalli, presso Roncegno, in Valsugana (Trento), e di Corvara, in Val Sarentino (Bolzano).

Nella zona di passo Vizze, che si trova nel comprensorio dell’Alta Valle Isarco, poco distante dal capoluogo Vipiteno, si trovano ricchi giacimenti minerari (argento, rame e piombo), e sono stati rinvenuti anche distinti cristalli di clinocloro; nel crinale della cosiddetta Schiena del Lupo in Val di Vizze (Bolzano), in forma compatta è nota la pirofillite.

Esemplari di brookite sono stati rinvenuti nella Valle di Ultimo (Bolzano). .

VALLE AURINA

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TORMALINA

La Valle Aurina (Ahrntal) è attraversata dal torrente Aurino e vi si accede, dopo aver risalito la Val Pusteria, da Brunico. Due sono le aree mineralogiche. La prima, a nord di Lutago (Luttach), nella zona del Sasso Nero (Schwarzenstein), comprende la parte alta delle valli del Rio Nero (Schwarzenbach), del Rio Rosso (Rötbach) e del Rio Torbo (Trippbach). Geologicamente quest’area è costituita da gneiss chiaro attraversato da bande aplitiche nelle quali si aprono fessure ricche di minerali: adularia, calcite, biotite, apatite, titanite, rutilo e quarzo sono i più diffusi. La seconda area, a nordest di Predoi (Prettau), interessa le due valli laterali del Vento (Windtal) e Rossa (Rottal) e include la miniera di rame di San Valentino e le località mineralogiche di Canova (Neuhaus) e Casere (Kasern). Le rocce di questo versante appartengono al complesso dei “calcescisti con pietre verdi” e sono prevalentemente costituite da prasiniti e anfiboliti. l minerali più frequenti sono calcopirite, pirite, titanite, calcite, clorite, ematite, l‘epidoto, muscovite, tormalina e periclino (varietà di albite). .

VAL DI FASSA

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PECTOLITE

È compresa tra i gruppi dolomitici della Marmolada, del Sella, del Sassolungo e del Catinaccio e racchiude numerose località mineralogiche. Ci limitiamo a segnalarne due tra le più note. 

La prima è la zona di Drio le Pale, un vallone dove sono presenti diversi scavi in corrispondenza di affioramenti di antichissime lave compatte e scure, di natura andesitico-basaltica, chiamate anche “melafiri”. I minerali più frequenti sono l’heulandite, la mordenite, il calcedonio, il quarzo e l’analcime. La seconda area è quella dei Monzoni, una piccola ma aspra catena montuosa tra le valli di San Pellegrino e San Nicolò, costituita da rocce con aspetto granitoide, chiamate “monzoniti”.

Le aree di ricerca sono costituite dai canaloni (“toal”) che scendono dalle cime dei Monzoni e dove si possono rinvenire numerosi minerali: pectolite, cabasite, epidoto, vesuviana, anortite, axinite, clintonite, biotite e prehnite sono tra i più diffusi.

Nei calcari metamorfosati per contatto dei Monzoni in Val di Fassa, venne trovata una varietà compatta di monticellite che fu denominata batrachite, e fu rinvenuta anche la gehlenite, detta anche fuggerite. .

PREDAZZO

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DOLOMITE 

Predazzo è un centro delle Dolomiti trentine situato allo sbocco della Val Travignolo nella Val di Fiemme. L’ambiente geologico è costituito in parte da rocce sedimentarie e in parte da rocce eruttive: queste ultime sono rappresentate da tipi sia effusivi che intrusivi. In tutte queste formazioni sono poi assai diffuse rocce filoniane di varia natura. Di seguito menziono solo alcune delle numerose località mineralogiche presenti in zona. A Cava Canzoccoli, sulle pendici del Monte Forcella, dove si estrae marmo “grigio perla”, si rinvengono minerali come brucite, calcite, dolomite, aragonite e artinite.

Tra Predazzo e Moena, lungo la sponda del torrente Avisio, in una piccola cava di granito ora abbandonata, si possono reperire tormalina, scheelite, quarzo, ortoclasio, arsenopirite, malachite e siderite.

Infine, nella miniera abbandonata detta “La Bedovina”, sul versante nordoccidentale del Monte Mulat, è presente una ricca zona di mineralizzazione ove si rinvengono scheelite, pirite, antimonite, calcopirite, cuprite, limonite, magnetite e malachite.

Begli individui di arsenopirite sono presenti nella vecchia miniera di Calceranica al Lago (Trento).

Inoltre è stata notata l’antofillite nei micascisti della Val Passiria.

VENETO

MONTE CIVILLINA E VALLE DEI MERCANTI

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QUARZO AMETISTA

Entrambe queste località mineralogiche si trovano nella zona delle Prealpi Vicentine, tra Schio e Recoaro Terme. Sul Monte Civillina, costituito in prevalenza da calcari accompagnati da filoni di vulcaniti, sono noti gli scavi praticati in corrispondenza degli affioramenti di silicati manganesiferi e una cava di quarzite abbandonata. In questa zona sono presenti, tra gli altri minerali, quarzo, quarzo ametista, calcite, galena, limonite, pirite e sfalerite.

Nella Valle dei Mercanti, caratterizzata da vulcaniti acide talora fortemente alterate e caolinizzate, le ricerche mineralogiche, oltre che in una vecchia cava di caolino (barite, pirite, calcite, fluorite) e nella vicina Valle dei Zuccanti (mordenite, analcime), si possono effettuare nelle numerose gallerie e discariche dell’intera valle (anglesite, azzurrite, malachite, linarite), e in particolare sul Monte Naro, sul Monte Castello e sulle pendici del Monte Castrazzano. .

MONTECCHIO MAGGIORE

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ANALCIME

La cittadina di Montecchio Maggiore è posta allo sbocco della valle del torrente Agno, a ovest di Vicenza, e si estende ai piedi di una delle numerose diramazioni collinari dei Monti Lessini. Il giacimento a prevalenti zeoliti, compreso in rocce basaltiche brecciate, è ubicato nelle immediate vicinanze dell’abitato. 

L’affioramento principale ha una notevole estensione (circa 300 x 500 metri) e si trova a ridosso della chiesa parrocchiale di San Pietro e di San Valentino. Le rocce sono costituite da frammenti basaltici irregolari di varie dimensioni, espulsi durante eruzioni vulcaniche e in seguito inglobati in una sorta di “cemento” naturale costituito in prevalenza da tufo. L’analcime è il minerale più comune, in cristalli isolati o raggruppati sulle pareti dei geodi, spesso accompagnato a natrolite. Abbastanza frequenti sono anche calcite, apofillite, cabasite, quarzo, stilbite, heulandite e thomsonite; piuttosto rara è, invece, la celestina. .

VAL D’ASTICO

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ARTINITE

Nella zona delle Prealpi Vicentine che si estende, a nordovest di Vicenza, tra le valli del Chiampo e dell’Astico, sono ubicate numerose cave, sia attive sia abbandonate, di marmo “grigio perla” (cava Menegolli, cava Stanghe, cava in Val del Corvo ecc.). L’attività vulcanica che ha interessato la regione veneta nell’era Terziaria è qui testimoniata dalla presenza di numerosi filoni di natura basica ed ultrabasica (per lo più di tipo basaltico) che attraversano tutte le formazioni sedimentarie. 

Nel marmo o nella dolomia poco metamorfosata si rinvengono molti minerali. I più diffusi sono la brucite, la calcite, la dolomite, l’aragonite e l’idromagnesite, questa spesso associata ad artinite.

Nella zona prossima al contatto della roccia basaltica con il marmo si possono reperire natrolite, thomsonite, magnetite, pirite, marcasite e limonite.

ALTAVILLA VICENTINA

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NATROLITE

Nella parte settentrionale dei Colli Berici, presso Altavilla Vicentina, a sudovest di Vicenza, è aperta un’importante cava di basalto che riveste X particolare interesse mineralogico per la presenza di bellissime cristallizzazioni di natrolite. Il basalto costituisce pressoché totalmente la piccola collina detta “il Togo”. La roccia è talora colonnare, molto compatta, dura, a grana fine, omogenea e di colore nerastro sulla frattura fresca.

Al ricercatore di minerali, tuttavia, è pressoché impossibile rinvenire tra il materiale di cava la natrolite (che è anche l’unico minerale presente in zona) in quanto essa si trova per la massima parte sporadicamente dispersa all’interno dei grossi massi basaltici, qui compattissimi ed estremamente tenaci.

Belle cristallizzazioni di heulandite sono state osservate nella Valle dei Zuccanti, in provincia di Vicenza e nell’alto Agordino (Dolomiti bellunesi). .

ZOVON

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 SIDERITE

Nei dintorni di Padova emerge dalla pianura veneta l’isolato gruppo montuoso, di natura prevalentemente vulcanica, dei Colli Euganei. Dal punto di vista mineralogico, cave tra le più interessanti sono quelle, tuttora attive, situate nei pressi di Zovon, frazione del comune di Vò. 

Le rocce sono costituite in prevalenza da trachiti, andesiti e basalti. La trachite è una roccia costituita da cristalli di feldspato potassico, plagioclasio e mica biotite immersi in una pasta grigia più fine. Nel corso del consolidamento della roccia si sono formate delle cavità più o meno estese, spesso tappezzate da numerosi altri minerali. È proprio in queste cavità che si possono ritrovare infatti i minerali più diffusi, come la tridimite, il quarzo, la calcite, la limonite (spesso associata alla pirolusite), la siderite e la molibdenite.

In piccoli ammassi di basalto del Veronese si trova la pectolite..

FRIULI VENEZIA GIULIA

CAVE DEL PREDIL

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SFALERITE o BLENDA

Cave del Predil (Rabil) è una frazione del comune di Tarvisio (UD). Sorge a 900 m nella Val del Rio del Lago, circondata dai monti Cinque Punte (1.909 m) a nord-est, Monte Re (1.912 m) a nord-ovest, Jôf del Lago a sud-ovest e Cima del Lago (2.195 m) a sud-est. In prossimità del paese si trova il Passo del Predil (1.165 m) che porta in Slovenia. 

Non lontano dal paese inoltre giace il Lago del Predil (959 m), nota meta turistica. Il territorio si trova oltre lo spartiacque alpino (che attraversa il Passo) ed appartiene al bacino del Mar Nero.

La storia della miniera di Raibl affonda le sue radici in epoca pre-romana. Alcuni ritrovamenti, infatti, lasciano presupporre che già 800 anni prima di Cristo ci fosse un’ attività di tipo estrattivo, seppur ridotta agli strati superficiali della futura miniera. Testimonianze della presenza di una via di comunicazione verso l’est europeo che attraversava la valle sottostante il Monte Re, rafforzano l’ipotesi di un qualche genere di attività estrattiva anche in epoca romana. 

Nel 1400 iniziò lo sfruttamento intensivo dei minerali (piombo e zinco).

La miniera, conosciuta in Europa fin dal 1540 (esportazioni di piombo a Venezia ed in Spagna), ebbe un’evoluzione vivace ed altalenante, con cali di produzione, divieti di esportazione, cambi di concessionari, redditività talora scarsa e talora superiore a quella della stessa Bleiberg, al cui distretto minerario fu aggregata e poi nuovamente separata.

Nel periodo precedente alla dominazione francese, ovvero tra il 1550 e il 1800 le miniere di Cave furono gestite in maniera esemplare dalla famiglia austriaca Rechbach.

La miniera nel 1919 passò all’Italia e fu chiusa nel 1991, quando i vertici della Sim (Società Italiana Miniere) ne disposero la chiusura per motivi economici.

I principali minerali estratti dalla miniera erano la blenda o sfalerite (solfuro di zinco), la galena (solfuro di piombo) e la pirite (solfuro di ferro).

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EMILIA ROMAGNA

CEREZZOLA

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CALCITE

Da Parma o da Reggio Emilia, sulla strada tra Ciano d’Enza e Vetto, si trova l’abitato di Cerezzola, nei cui pressi esistono due cave abbandonate, aperte negli affioramenti di una roccia di tipo basaltico che fa parte delle ofioliti, detta anche “diabase”. Nell’Appennino Emiliano si trovano frequentemente grandi ammassi di rocce ofiolitiche derivate da basalti e da altre vulcaniti, con un contenuto di silice relativamente basso. Le ofioliti hanno avuto origine da magmi consolidatisi in antichi fondali oceanici e in seguito profondamente trasformati a causa dei movimenti orogenetici: per questo motivo sono inglobate in modo disordinato nelle argille appenniniche. 

Il minerale più diffuso nella zona è la datolite, spesso accompagnato da calcite spatica. Anche prehnite, aragonite, clorite, crisotilo e talco sono minerali piuttosto frequenti. Più raramente si rinvengono prismi bianchi e opachi di natrolite. .

PORRETTA TERME

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 CALCITE BIANCA

La località di Porretta Terme (sulla statale Bologna-Pistoia) è rinomata, oltre che per le acque termali, anche per i famosi quarzi a tramoggia. Due punti classici per la ricerca sono rappresentati dalle cave abbandonate che si prono appena a sud dell’abitato, nei pressi della strada per Pistoia. Sotto il profilo geologico, oltre alle onnipresenti argille, l’area è costituita anche da calcari di vario tipo, marne e arenarie come il cosiddetto “macigno”, pietra da taglio molto sfruttata che forma bancate notevoli. In questa località il macigno ci interessa in modo particolare: è un’arenaria quarzoso-micacea nelle cui fessure si rinvengono numerosi individui di quarzo, che possono essere incolori oppure mostrare inclusioni di argilla grigiastra. Talvolta i cristalli di quarzo sono accompagnati da calcite bianca. .

GESSI DEL BOLOGNESE

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GESSO

Tutta l’area collinare del Bolognese è ricca di gesso (è situata lungo la notissima “fascia gessoso-solfifera” dell’Appennino). Per i collezionisti, una delle zone di maggior interesse è quella situata immediatamente a sudest di Bologna, dove scorrono i torrenti Zena e Idice: Nella valle dello Zena le località migliori sono nei pressi della Grotta del Farneto e in una cava di gesso posta, sull’opposto versante del torrente, di fronte alla grotta, nonché nella vicina località di Molino del Farneto. Le aree mineralogiche della valle dell’Idice sono invece nella zona di fronte a Castel dei Britti. I gessi della zona appartengono alla “formazione gessoso-solfifera” diffusa in tutto l’Appennino, dal Piemonte alla Sicilia: si tratta di depositi che hanno avuto origine 8 milioni di anni fa dall’evaporazione di bacini marini chiusi. Nelle cave il gesso si rinviene in masse o in cristalli distinti frequentemente geminati, di colore rossastro o giallognolo in superficie, ma internamente limpidi e incolori. Nei terreni argillosi, invece, il gesso si trova sotto forma di cristalli lenticolari isolati o raggruppati in “rose” .

TOSCANA

ALPI APUANE

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 ALBITE

I celebri marmi delle Alpi Apuane derivano da originari calcari del Giurassico che hanno subito un intenso metamorfismo regionale durante l’orogenesi dell’era Terziaria; sono di colore grigiastro più o meno scuro, oppure bianchi, talora venati. Al loro interno si aprono geodi di dimensioni variabili, del diametro massimo di circa 10 cm, che contengono minerali. Le cave più importanti si trovano nelle vicinanze di Carrara (Crestola bassa, Battaglino, La Piastra); la ricerca va effettuata soprattutto nel materiale detritico e in quello proveniente dalla sbozzatura dei blocchi. 

Tra le sessanta specie di minerali finora identificate nel marmo di Carrara, la più diffusa è la calcite, sia in masse spatiche, sia in cristalli; ad essa è spesso associata la dolomite. Il quarzo incolore è molto ricercato per la sua limpidezza e per le forme ricche di facce. Altri minerali abbastanza diffusi sono la fluorite, il gesso, l’albite, lo zolfo, la sfalerite, la pirite e l’ematite; sono stati rinvenuti anche rarissimi cristalli di covellite del diametro di un centimetro.

Come rarità è stata accertata la presenza della jordanite e della geocronite anche nei geodi del marmo di Carrara…

Da segnalare i magnifici campioni di boulangerite e di meneghenite provenienti dalle miniere del Bottino presso Serravezza e, come rarità, la boulangerite si trova in esilissimi “capelli” nei geodi del marmo di Carrara.

ISOLA D’ELBA

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RAME NATIVO

Due delle zone mineralogicamente più note sono Rio Marina e il promontorio di Monte Calamita, sulla costa orientale dell’isola. La presenza di consistenti mineralizzazioni è legata all’intrusione di un corpo granitico, che non solo ha metamorfosato per contatto i terreni soprastanti, ma li ha anche mineralizzati con formazione di skarn e masse ferrifere di notevole estensione. 

Le specie che predominano nelle miniere nei pressi di Rio Marina, in gran parte abbandonate e coltivate all’aperto, sono l’ematite e la pirite, le cui splendide cristallizzazioni sono molto ricercate da collezionisti e musei.

La zona del Monte Calamita, con la miniera omonima, offre soprattutto minerali di magnetite, che si presenta in masse granulari compatte, di hedenbergite e di ematite. Ben noti sono i minerali di rame, tra cui il raro rame nativo; è stata segnalata anche la cianotrichite.

Belle cristalizzazioni di stilbite e di pollucite sono state trovate nelle druse del granito di San Piero in Campo all’Isola d’Elba.

Inoltreal Monte Capanne è stata notata l’antofillite alterata in serpentino.

TITANITE

PITIGLIANO

L’area mineralogica di Pitigliano, costituita dalle cave di pomice ubicate nelle località di Case Collina e Case Povere, è situata nella Toscana sudorientale, al confine con il Lazio, e dal punto di vista geologico è legata all’attività vulcanica dei Monti Volsini, in territorio laziale. La ricerca va effettuata nei proietti vulcanici, costituiti da blocchi calcarei metamorfosati ricchi di silicati ben cristallizzati. Questi proietti, espulsi nel Pleistocene, sono di tre tipi: lavici, con rocce grigiastre ricche di leucite; metamorfici, di colore verde-giallastro e formati da pirosseni (tra i quali l’augite è il minerale più diffuso), vesuviana e granati (a questo gruppo appartengono campioni di colore giallastro di grossularia e andradite); sanidinitici, con aggregati vitrei grigio-biancastri di sanidino, cristalli gialli e aranciati di titanite, individui metallici e neri di magnetite e cristalli scuri a contorno pseudoesagonale di mica. .

MONTE AMIATA

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CINABRO

Il Monte Amiata, con le sue numerose aree minerarie estrattive note fin dall’antichità per l’estrazione del cinabro, è posto a cavallo delle province di Siena e di Grosseto. Si tratta di un edificio vulcanico del Quaternario costituito da quarzolatiti e riodaciti nelle parti più antiche e da latiti in quelle più recenti. 

La mineralizzazione mercurifera, legata all’idrotermalismo conseguente alla messa in posto delle vulcaniti amiatine, trova sede di preferenza nei livelli calcareo-marnosi, nelle arenarie ed anche nelle radiolariti. 

Il più celebre minerale di mercurio del Monte Amiata è il cinabro, rinvenibile in forma per lo più granulare, ma anche in masse concrezionate o in piccoli cristalli, e sempre in un colore rosso variabile dal vermiglio al mattone. Sporadico è il rinvenimento di goccioline di mercurio allo stato nativo. Tra i solfuri sono presenti la pirite e la marcasite, mentre più rari sono il realgar, l’orpimento e l’antimonite.

La bornite si rinviene a Montecatini Val di Cecina (Pisa), e la meneghinite nelle miniere di Val di Castello (Pietrasanta – Lucca).

Nella vecchia miniera mercurifera di Ripa presso Seravezza (Lucca) è nota la pirofillite ed è stata trovata anche la jamesonite.

La hedenbergite è stata rinvenuta in bellissimi cristalli a Campiglia Marittima (Livorno).

La lawsonite compare nelle rocce diabasiche metamorfosate dell’Isola del Giglio e della Gorgona.

LAZIO

REGIONE CIMINO-VICANA

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ALUNITE

Il Lazio settentrionale è la terra classica dei grandi complessi vulcanici estinti. Procedendo da nord verso sud sono: i Vulsini attorno al Lago di Bolsena, i Cimini con il Monte Cimino e il Lago di Vico, i Sabatini con il Lago di Bracciano; più a ovest i Monti della Tolfa (qui è stata trovata l’alunite). Nelle lave e nei tufi si pos­sono rinvenire sia minerali costituenti la roccia, ma cristallizzati in grandi individui, sia minerali più rari formatisi in processi tardivi.

Rientra nel primo caso il sanidino del Fosso Ricomero e del Fosso del Mecaccio, valloni a nord di Vetralla (Viterbo). Qui gli affioramenti sono costituiti da trachiti appartenenti al complesso di Vico. La roccia ha colore grigio e aspetto granulare con liste bianche rettangolari di sanidino, l’unico minerale presente in queste formazioni, rinvenibile in cristalli appiattiti di colore grigio chiaro. Presso il Monte Cimino, a nordest del Lago di Vico, sono presenti grandi quantità di ignimbriti, quarzolatiti, trachiti alcaline e oliviniche (dette “ciminiti”).

Nelle lave leucitiche dei vulcani laziali è presente la phillipsite..

ARICCIA

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LAPISLAZZULI

La cittadina di Ariccia, sui Colli Albani, è nota mineralogicamente per una grande cava, ora abbandonata, nei pressi del parco di Villa Chigi. L’area fa parte del complesso edificio eruttivo dei Colli Albani, noto nella letteratura geologica come Vulcano Laziale. Il cratere di Valle Ariccia, a sud della cittadina, ha un diametro di 3 chilometri ed è responsabile dei depositi dì tufo (peperino) entro i quali si trovano i proietti calcarei metamorfosati ricchi di minerali ben cristallizzati. 

Secondo la natura del materiale originario ed il grado di metamorfismo si distinguono due tipi di proietti. Quelli calcareo-dolomitici sono trasformati in marmi saccaroidi di colore biancastro con idromagnesite e periclasio (predazziti), oppure in calcefiri ricchi di silicati come flogopite, pirosseno, vesuviana e lapislazzuli.

I proietti silicati appaiono invece più scuri dei precedenti ed alcuni sono costituiti da sola biotite o da silicati ferromagnesiaci (forsterite, pirosseno, olivina, magnetite), altri da sanidino, nefelina, haüyna, sodalite. L’apatite è piuttosto comune.

Il granato si trova sia come melanite, varietà nera di andradite, sia come grossularia.

Bei cristalli isolati di wollastonite sono presenti ad Albano Laziale (Roma). .

CAMPANIA

ROCCAMONFINA

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LEUCITE

Il vasto apparato vulcanico di Roccamonfina si trova tra Cassino e Napoli. La località mineralogicamente più interessante è quella nelle vicinanze della frazione Orchi, nel comune di Conca della Campania (Caserta). Il vulcano di Roccamonfina, ormai spento, si è formato nel periodo Quaternario in concomitanza con un sollevamento della parte peninsulare dell’Italia. 

Sulle sue pendici affiorano tufi vulcanici e colate di lave, alcune delle quali ricchissime di leucite che, in cristalli opachi e di colore bianco, è il minerale maggiormente diffuso. Come frequenza segue l’augite di colore nero, opaca, anch’essa in nitidi cristalli, solitamente adagiati sulle facce dei cristalli di leucite o interamente inclusi. In discrete quantità sono presenti anche minuti cristalli grigi di sanidino.

MONTE SOMMA-VESUVIO

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VESUVIANA

Il Monte Somma-Vesuvio, situato a sudest di Napoli, è un apparato vulcanico a “recinto”, con un cono che si “erge entro i resti di un antico cratere. Secondo gli studiosi, la storia del vulcano risulta costituita da quattro stadi successivi e il passaggio fra la terza e l’ultima fase è coinciso con la tremenda eruzione del 79 d.C., che distrusse il cratere del Somma e creò il cono del Vesuvio. La composizione chimica e mineralogica delle lave varia dai termini fonolitici, ricchi di sanidino, a quelli tefritici, contenenti talora grandi cristalli bianchi di leucite. Oltre che nelle lave, la ricerca va effettuata nei proietti metamorfosati – spesso contenenti geodi – lungo i valloni che scendono dal Monte Somma (valloni di Cupa dell’Olivella e del Lagno di Pollena).

Le specie mineralogiche segnalate nella zona sono quasi duecento, di cui almeno quaranta trovate qui per la prima volta al mondo. Il minerale più caratteristico è la vesuviana, ma è abbastanza frequente anche la phillipsite, e poi il granato, costituito da miscele di andradite-almandino, oppure da grossularia. I proietti ricchi di silicati sono formati da impasti di pirosseni (augite, l’haüyna e diopside) e da anfiboli, accompagnati da biotite. Nei geodi si rinvengono thomsonite, wollastonite, sodalite, forsterite, guarinite e nefelina.

Nei proietti del Vesuvio è stata rinvenuta anche l’orneblenda e splendidi cristallini trasparenti di anortite, magnificamente sfaccettati.

L‘alotrichite è stata rinvenuta a Pozzuoli presso Napoli.

A Pozzuoli e a Miseno è noto anche l’alunogeno.

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BASILICATA

MONTE VULTURE

Il Vulture è un vulcano spento situato nella parte settentrionale della provincia di Potenza, in Basilicata. La montagna, che raggiunge i 1.327 m di altitudine, sorge in posizione nord, nord-est rispetto ai monti Santa Croce (1.407 m), Pierno (1.268 m), Caruso (1.228 m) e Costa Squadra (1.342 m), dai quali è separata dalla Fiumara di Atella, affluente del fiume Ofanto.

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HAÜYNE o HAÜYNA

I prodotti del Monte Vulture presentano delle caratteristiche geochimiche simili a quelle della Provincia Magmatica campana, hanno ovvero affinità con serie potassiche e ultrapotassiche, sono fortemente sottosaturi in silice. Le particolarità geochimiche si rispecchiano nella mineralogia dei prodotti; infatti che nelle rocce del Vulture si rinviene in prevalenza l’haüyna (feldspatoide sodico) a discapito dei feldspatoidi potassici (leucite, ecc.) comuni in alcune delle altre province magmatiche italiane.

La lawsonite compare nelle rocce diabasiche metamorfosate della Basilicata..

CALABRIATIRIOLO

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ANDALUSITE

L’abitato di Tiriolo, a ovest di Catanzaro, è ubicato alla testata di una valle percorsa dal rio Savino; l’area mineralogica si trova in prossimità del paese. È un caratteristico giacimento di contatto costituito da un ammasso compatto, saccaroide o cristallino, di colore bianco grigiastro o azzurrognolo dato in prevalenza da calcite ricristalizzata; a queste masse si associano calcefiri e cornubianiti costituite da granato, vesuviana e spinello.

Ovunque sono abbondanti le masse granulari o spatiche di calcite, sfaldabili e di colore azzurro, grigio o bianco. Molto comuni sono anche il granato grossularia e la vesuviana.

Tiriolo è conosciuta per la presenza, in discreta quantità, della gahnite, che si trova in bei cristalli ottaedrici, ben formati e di 5-6 millimetri di sviluppo massimo, isolati e disseminati nella roccia, di colore verde-azzurro molto intenso.

Nelle pegmatiti della località Due Fontane presso San Giorgio Morgeto, nel Parco dell’Aspromonte in Calabria, è presente l’andalusite.

In Calabria fu rinvenuta la nitrocalite come efflorescenza su rocce sedimentarie.

La lawsonite compare nelle rocce diabasiche metamorfosate della Calabria.

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SICILIA

SOLFARE DELLA SICILIA

CRISTALLI DI ZOLFO

La formazione gessoso-solfifera affiora in Sicilia per un’estensione veramente considerevole cosicché, tra i terreni allo scoperto e quelli appena sottostanti al più recente Pliocene, si calcola che occupi una superficie di circa 5000 chilometri quadrati, distribuiti nelle province di Enna, Caltanissetta, Agrigento. La roccia solfifera è sempre un’accidentalità nella formazione gessosa e non occupa un livello preciso costantemente reperibile nel pacco dei gessi, rispetto ai quali anzi si trova indifferentemente sotto, in mezzo, sopra.

I minerali delle solfare non sono molti, ma sì rinvengono con caratteristiche fisiche spettacolari. Per primo viene lo zolfo, che si presenta in cristalli di abito essenzialmente bipiramidale oppure tabulare. Strettamente legata ad esso è la celestina, per lo più trasparente, incolore, oppure bianco lattea opaca: sono noti i cristalli provenienti dalla miniera Floristella, presso Enna. Altri tipici minerali delle solfare siciliane sono l’aragonite (miniere di Cianciana), la calcite e il gesso..

ACI CASTELLO E ISOLE DEI CICLOPI

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THOMSONITE

La Rupe di Aci Castello, nei pressi dell’omonima località situata lungo la costa alle falde sudorientali dell’Etna, e le Isole dei Ciclopi, di fronte alla vicina frazione di Aci Trezza, sono caratterizzate dalla presenza di formazioni vulcaniche submarine di età antecedente all’attività eruttiva dell’Etna. Si tratta di rocce prevalentemente basaltiche, costituite per lo più da brecce esplosive, pillows e ialoclastiti; non mancano, tuttavia, ammassi colonnari e banchi di lava che si sono intrusi nelle preesistenti marne argillose del Quaternario, dando così origine a interessanti minerali di contatto. 

Ad Aci Castello, come alle Isole dei Ciclopi, i minerali più frequenti sono rappresentati da varie zeoliti, spesso in eleganti esemplari. La specie più notevole delle isole è l‘analcime, che si può rinvenire, sia nelle cavità del basalto sia nelle marne metamorfosate, in individui tondeggianti, nitidamente faccettati, limpidissimi e sempre incolori; qui si osservano puree esemplari biancastri, talora rosati di anortite e di thomsonite.

Mentre le ricerche sulle rocce della Rupe di Aci Castello possono avvenire liberamente, l’approdo all’isola maggiore delle Ciclopi è consentita soltanto alle persone autorizzate: è quindi necessario ottenere un permesso.

Campioni di tridimite si trovano a Monte Calvario, nella zona dell’Etna, presso Biancavilla (Catania). .

SARDEGNA

IGLESIENTE

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MALACHITE

L’Iglesiente è una regione montuosa della Sardegna sudoccidentale assai ricca di giacimenti metalliferi. La zona attorno a Iglesias, in particolare, comprende numerose miniere, tra cui quelle, ormai inattive, di Sa Duchessa, di Tiny e di Arenas. Qui la mineralizzazione primaria a prevalenti solfuri piombo-zinciferi con rame subordinato ha subito profondi fenomeni di alterazione; per questo motivo le specie sfruttate nei tre giacimenti erano costituite quasi interamente da minerali secondari. I campioni vanno cercati soprattutto nell’abbondante materiale delle varie discariche, che spesso risulta colorato in verde o azzurro per la presenza di minerali di rame

A Sa Duchessa, ormai quasi introvabile la celebre calamina azzurra, è possibile rinvenire campioni cristallizzati di emimorfite, croste o masserelle di crisocolla, aggregati fibrosi di cristallini di malachite, oltre a brochantite, covellite e granato. Numerosi sono anche i minerali, soprattutto secondari, di Tiny e Arenas, tra cui malachite, azzurrite, linarite, mimetite e piromorfite.

Un cenno a parte merita la miniera di Monteponi, nelle immediate vicinanze di Iglesias, la cui fama nel mondo mineralogico è alimentata da alcune specie splendidamente cristallizzate di minerali secondari di piombo. Tra questi la fosgenite, in cristalli anche di qualche chilogrammo, generalmente incolori o giallini e trasparenti, e la cerussite, che qui si presenta in cristalli eccezionali sia geminati di due o più individui, sia semplici prismatici, tabulari o lenticolari; sono bianchi, vitrei, trasparenti.

A suo tempo è stata rinvenuta anche la cobaltite.

Nella miniera di Arenas è stata rinvenuta la spangolite.

Nella miniera di San Giovanneddu, un poco a Sud della strada Iglesias-Gonnesa, è stata rinvenuta la strengite associata alla anglesite violetta. .

SARRABUS

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ARSENOPIRITE

La regione montuosa di Sarrabus si trova a nordest di Cagliari. I centri più importanti di quest’area sono Muravera, San Vito e Villaputzu, nei pressi dei quali esistono numerose miniere argentifere abbandonate. L’origine delle mineralizzazioni argentifere del Sarrabus è legata a fenomeni geologici avvenuti verso la fine del Paleozoico. In particolare, l’intrusione dei massiccio granitico posto a sud, produsse, oltre a fenomeni di metamorfismo di contatto, anche una serie estesa di filoni mineralizzati. Oggi nella zona non è possibile reperire campioni che assomiglino anche solo vagamente agli eccezionali esemplari raccolti in passato. Nelle discariche, tuttavia, si trovano pezzi che permettono di comporre un campionario delle specie che caratterizzano quest’area mineralogica. 

I principali minerali metalliferi sono la galena, la rammelsbergite, la sfalerite, la pirite, la pirrotina, la calcopirite e l’arsenopirite. e piccole quantità di polibasite. A questi si accompagna spesso una ganga di proustite, calcite, barite, fluorite, armotomo o silice. Sia l’argento nativo sia l’argentite, in piccoli campioni, si possono trovare ancora nelle discariche.

La varescite è stata segnalata presso Villaputzu.

Nella zona del Cagliaritano è stata rinvenuta anche la niccolite.

Splendidi campioni di breithauptite, in cristallini prismatici o in masserelle color rame, con sfalerite, ullmannite, millerite, galena furono trovati nelle miniere del Sarrabus in Sardegna (Monte Narba, Masaloni, Giovanni Bonu).

Interessanti cristalli e splendidi geminati di stefanite furono trovati sempre a Monte Narba e nelle altre miniere argentifere del Sarrabus; in queste miniere erano presenti gli esemplari migliori di pirargite, oggi però introvabili. .

MONTEVECCHIO

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ANGLEISTE VERDE

La miniera di Montevecchio, presso l’omonimo abitato, si trova a nordovest di Cagliari. Il giacimento è costituito da una serie di filoni piombo-zinciferi più o meno paralleli, localizzati entro gli scisti del Paleozoico antico attraverso i quali si è intrusa la massa magmatica.

I più diffusi minerali di interesse collezionistico sono la galena, presente in bei cristalli cubici o cubottaedrici, la sfalerite, con cristalli di colore bruno, la cerussite, che si rinviene in intrecci di cristalli bianchi fascicolati, e la calcopirite.

Relativamente abbondante è la smithsonite, sia in masse concrezionate di vario colore, sia in incrostazioni di minuti cristallini brunicci di abito scalenoedrico. In piccoli cristalli prismatici entro masse limonitiche concrezionate, si rinviene il minerale per cui è celebre la miniera di Montevecchio: l’anglesite verde.

Cristalli di covellite un tempo provenivano dalla miniera di Calabona, vicino ad Alghero.

Belle cristallizzazioni di heulandite e di stilbite sono state osservate nell’andesite augitica di Montresta presso Oristano; nelle cave di riolite dell’antico vulcano del Monte Arci, presso Marrubiu (Oristano) sono stati rinvenuti campioni di tridimite e bei cristalli di osumilite.

In varie località della Sardegna si trova ancora qualche cristallo di skutterudite, anche se questo minerale è rarissimo.

Il talco viene estratto a Orani.

VEDI ANCHE . . .

MINERALI IN ITALIA

ELEMENTI CHIMICI – SIMBOLO