MAGNETISMO DELLE ROCCE

Gli attuali continenti non sono che i frammenti di un antico, unico ed enorme continente, che si spezzò, dividendosi, 200 milioni di anni fa. Da allora i continenti sono in continuo movimento, e vanno alla deriva cozzando uno contro l’altro. Questa moderna rappresentazione della Terra, in costante sommovimento, è basata per lo piú sull’evidenza fornita dagli antichi campi magnetici registrati, ovvero “congelati”, nelle rocce.
La Terra è un gigantesco magnete, il cui campo magnetico determina lo spostamento dell’ago della bussola in direzione Nord-Sud. Questo campo può magnetizzare anche le rocce, precisamente all’epoca della loro formazione.
Al principio degli anni Cinquanta, un fisico inglese, Patrick Blackett, realizzò un magnetometro sensibile, che era in grado di misurare il magnetismo delle rocce.
Ma i primi risultati della ricerca che venne avviata mostrarono delle apparenti discrepanze. Campioni rocciosi della stessa epoca, rinvenuti in zone diverse del globo, sembravano indicare differenti posizioni del Polo Nord magnetico rispetto l’epoca della loro formazione.
La spiegazione di questo fenomeno era contenuta in un’idea avanzata da un meteorologo tedesco, Alfred Wegener, nel 1915, ma che allora venne respinta dalla maggior parte dei geologi. L’idea concerneva lo spostamento dei continenti durante le diverse epoche. In questo modo le differenze dei campi magnetici, registrati in continenti diversi, sono il risultato dei loro movimenti, e corrispondono alle diverse epoche di sedimentazione rocciosa. Per fare un esempio, l’America Settentrionale e Meridionale erano un tempo unite all’Europa e all’Africa.
La possibilità di confrontare i campi magnetici, rilevati in campioni fossili di diverse zone della Terra, ne ha rivoluzionato la descrizione scientifica.

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